Mayra Andrade è lovely – cioè adorabile, generosa e luminosa. La sua voce radicata e peculiare, attuale e poetica è stata subito definita, qualche anno fa, come "l'altro Capo Verde" - come una Cesaria Evora epurata dalle fatalità e dai richiami tradizionali.
Di imminente pubblicazione, Lovely Difficult è il quarto album di questa cantante ventottenne che dichiara apertamente che la sua vita e i suoi obiettivi non sono così semplici come si potrebbe pensare. E che lei non è solo un’artista neo-tradizionale. Sarà adorabile, ma anche forte, audace e determinata; adorabile, ma anche uno spirito libero sia nella sua musica che nella vita. Il titolo dell'album, Lovely Difficult, è il nomignolo che le ha dato il suo compagno.
Il canto di Mayra è una miscela di luminosi colori danzanti, ritmi vellutati e melodie piccanti. La sua voce presenta delicate note pepate, come se l'Europa del pop fosse sempre stata un arcipelago tropicale. Le canzoni evocano un’eterna estate che disperde le nebbie e i freddi, ma senza mai ricorrere ad orpelli esotici. Cantate in creolo capoverdiano, inglese e portoghese, esse ci rapiscono con la loro calda e avventurosa atmosfera d’imprevedibilità.
Il pop di Mayra abbraccia tutta la vasta distesa del mondo, dal romanticismo occidentale alla sensualità del Sud, dal reggae nazionale al tempo in ¾ di matrice africana: un pop attuale, tropicale ed errante. Molto semplicemente, Mayra desiderava fare una “musica che riflettesse la mia vita”.
E in effetti la sua vita è stata molto romanzesca: suo padre aveva combattuto per l'indipendenza di Capo Verde, per la causa sostenuta da Cuba. Temendo per la sua salute durante la gravidanza della madre, quest’ultima partì per andare a partorire nel “paese fratello”. Mayra dunque nasce a L'Avana acquisendo la nazionalità cubana. Trascorre la sua infanzia a Praia (Capo Verde) poi, all'età di sei anni, segue la madre e il patrigno diplomatico in Senegal, Angola e Germania.
Quando ritorna a Capo Verde, a quattordici anni, inizia a cantare vincendo una medaglia d'oro nel 2001 al concorso Francophone Games di Ottawa.
Cesaria Evora ha fatto conoscere al mondo il nome del suo paese e i ritmi mulatti dell'isola di São Vicente, la morna e la coladera. Mayra Andrade viene dall'isola di Santiago, dove gli stili musicali sono più percussivi, ritmici e africani - come il funana e il batuque, generi invisi dall’élite coloniale e quindi mai diffusi nel mondo. Mayra ne subisce invece il fascino.
La sua prima decisione come cantante è stata quella di rimandare la fase di registrazione. Pur esibendosi molto dal vivo, è rimasta a lungo lontana dagli studi. Un giorno, ha una conversazione con Orlando Pantera, l’artista allora più indipendente e innovativo dell'arcipelago:
“Non so cosa fare con la mia musica. Mi piacerebbe fare qualcosa di diverso.”
“Beh, mia cara, smetti di guardarti attorno, la risposta ce l’hai già: fai qualcosa di diverso!”
Mayra decide con determinazione di realizzare quest’obiettivo, malgrado la perdita di Pantera, che si ammalò e morì a 33 anni, proprio il giorno in cui avrebbe dovuto iniziare a incidere il suo primo album.
Mayra pubblica finalmente nel 2006 il suo primo disco - Navega, una produzione "roots", incisa in versione acustica al ritmo di tre canzoni al giorno. Il suo secondo album dal nome Stória, Stória…, “l’album di una principessa”, come lei lo definisce, viene realizzato tra Parigi, Brasile e Cuba, e i relativi brani vengono eseguiti in tournée con otto musicisti.
Registra poi un concerto per la radio FIP in un trio, che costituirà poi il materiale per l’album successivo, Studio 105. “Dopodiché, ho deciso che volevo fare un album più pop.”
E ammette apertamente che Lovely Difficult è un paradosso: “Si tratta di un album più variegato, più personale. Sono una donna della mia epoca, esposta a una marea di influenze. Non ho mai scritto o cantato tanto in così tante lingue diverse.”
E infatti, Mayra Andrade parla e scrive "in quattro lingue e mezzo" - creolo capoverdiano, portoghese, spagnolo, francese e inglese (il mezzo). Essa appartiene a una generazione fortemente attaccata alla sua identità capoverdiana; ora è giunto il momento di ampliare lo spettro: i cittadini capoverdiani all'estero sono il doppio rispetto a quelli in patria. Questa diaspora rende la piccola nazione una delle più culturalmente e intellettualmente dinamiche dell’Africa. “Ma Capo Verde non ha ancora accolto la modernità allo stesso livello di altri paesi… Siamo un po’ come il Brasile ai tempi del samba e della bossa nova.”
Mayra voleva che l'album fosse rivoluzionario e accessibile, pop ed eccentrico, eclettico e personale. Confessa: “Non amo gli album che sembrano dei minestroni: la peggior umiliazione sarebbe quella di fare un album che suonasse come un’accozzaglia di lingue e stili diversi.”
Lovely Difficult è l'esatto contrario. Si distingue per una raffinata indipendenza e individualità che non temono le frontiere stilistiche e linguistiche. Per realizzarlo, Mayra si è rivolta ad amici provenienti da ambienti molto diversi: Yael Naim e David Donatien, Piers Faccini, Tété, Benjamin Biolay, Hugh Coltman, Krystle Warren, Pascal Danae, Mario Lucio Sousa e altri ancora. E tutte le canzoni dell’album parlano d’amore - “tranne Rosa, sulla solitudine, un tema dunque neanche tanto lontano....”
Mike "Prince Fatty" Pelanconi (Lily Allen, Graham Coxon, ecc) ha prodotto l'album a Brighton, creando un vero prodigio d’equilibri: lui non aveva mai registrato un album di world music e lei non aveva mai fatto del pop. Mayra descrive la situazione come “l’incontro di due sensibili sprovveduti, che potevano affidarsi solo alle loro antenne e al loro istinto.”
Le piace pensare che il suo album evochi lo stesso spirito di avventura che caratterizza Caetano Veloso. “Perché non provare a crescere, cambiare e passare oltre? Perché non abituare il pubblico a non sapere cosa l’attende?”
Sì, un’impresa decisamente lovely e assolutamente difficult.