Giulia Manzini cantus
Stefano Guadagnini alto
Enrico Torre quinto
Antonio Orsini tenore
Enrico Correggia basso
Massimo Genna tiorba
Mauro Marchetti direttore
Le Gioie. Madrigali a cinque voci di diversi Eccellentissimi Musici della Compagnia di Roma è il titolo di una raccolta madrigalistica stampata a Venezia nel 1589 che costituisce un importante documento nella storia della “Congregazione dei Musici di Roma posta sotto l’invocazione della Beata Vergine, di Gregorio Magno e di S. Cecilia”, l’odierna Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Mancano dati certi sulla effettiva costituzione di tale “Congregazione”riconosciuta ufficialmente da Sisto V nella bolla Rationi congruit del 1585 e dunque, in mancanza di atti ufficiali che ne certifichino la nascita, spetta a Le Gioie documentare l’esistenza effettiva a Roma di questa Compagnia, di cui fornisce i nomi di almeno diciannove musicisti ad essa appartenenti.
Si tratta di un sodalizio in cui accanto ad autori nati a Roma e dintorni come Giovanni Pierluigi da Palestrina, Giovanni Maria Nanino (Tivoli), Felice Anerio e Annibale Zoilo (Roma), Ruggiero Giovannelli (Velletri), troviamo anche musicisti dalle provenienze piùdisparate che a vario titolo partecipavano alla vita musicale romana nella seconda metàdel Cinquecento: tra essi Luca Marenzio (Coccaglio, Brescia), Jean de Macque (Valenciennes), Arcangelo Crivelli (Bergamo), Paolo Bellasio (Verona), Paolo Quagliati (Chioggia), Giovanni Andrea Dragoni (Meldola, Forlì).
La raccolta Le Gioie, insieme ad altre opere collettive ‘romane’ coeve, smentisce il luogo comune, valido fino a qualche decennio fa, secondo il quale nell’ambiente romano non vi fossero molti spazi per l’attività madrigalistica, soprattutto nei decenni successivi al Concilio di Trento. Al contrario èstato rilevato che mentre in altre città come Firenze, Ferrara, Mantova l’attività musicale profanaera polarizzata da un unico centro, che era la corte (dei Medici, degli Estensi e dei Gonzaga), Roma vedeva moltiplicata questa produzione musicale per il fatto che, accanto alla corte papale, ve ne erano molte altre che facevano riferimento alle principali casate nobiliari (fra i quali i Colonna, i Farnese, gli Orsini), alle ambasciate, ai cardinali e ai prelati residenti in curia.
Il madrigale era la forma di musica profana più importante e diffusa del Cinquecento, basata su testi poetici aulici con struttura metrica libera e di argomento prevalentemente amoroso. Il rapporto testo-musica è così stretto nel madrigale che in esso è importante, oltre alla resa del tono generale e dell’insieme, anche la illustrazione della singola parola o immagine verbale: a questo scopo il compositore ricorreva ai più vari artifici melodici, ritmici, contrappuntistici, non a caso detti ‘madrigalismi’, nell’ambito di una struttura formale aperta a qualsiasi soluzione.
Nel contesto polifonico ogni voce intona, anzi sarebbe meglio dire interpreta, il testo poetico con un ruolo di assoluta parità rispetto alle altre parti, dunque nell’autonomia del suo percorso melodico-ritmico deve permettere alle altre voci di fare altrettanto rispettando gli appuntamenti metrici e le regole di convivenza che sono alla base del contrappunto.
Giuliana Gialdroni
Programma
“Le Gioie” (1589)
Introduzione a cura di Giuliana Gialdroni
G.M.Nanino – Là, dove par ch’ogn’altro si conforte
G.P.da Palestrina – Dunque, perfido amante
F. Anerio – Da questa pietra amore
L. Marenzio – Rivi, fontane e fiumi, a l’aur’, al cielo
R. Giovannelli – Donna, la bella mano
Gio. de Macque – Nei vostri dolci baci
A. Crivelli – Sovr’una verde riva
G. A. Dragoni – Qual pena e qual dolore
P. Bellasio – Mentre il gran Giove irato
G. B. Nanino – O leggiadretti e cari
Concerto realizzato in collaborazione con P.F. Association
e Festival dell’Architasto