Clitemnestra
ovvero del crimine e degli affetti
da Margherite Yourcenar
Con
Mariangela D’Abbraccio
Compagnia vocale Lorenzo Da Ponte
Lavinia Bertotti, Antonella Gianese, Catherine Francini Robin, Tiziana D’Angelo
MDA Produzioni Danza
Paola Bellisari, Monica Camilloni, Annalisa D'Antonio, Gioia Guida - danzatrici
Aurelio Gatti, coreografie
Alberto Giuseppini, scene
Accademia di costume e moda di Roma, costumi
Riccardo Martinini, adattamenti musicali e regia
Musiche di Monteverdi e di tradizione popolare dell’area greca e mediterranea
Monologo tratto da “Fuochi” di Margherite Yourcenar, scritto nel 1935 e riedito per volontà dell’autrice, senza quasi ritocchi, nel 1957.
Nella drammatizzazione proposta nello spettacolo, l’Antico, la leggenda di Clitemnestra, attraversano il tempo grazie ai linguaggi con i quali sono raccontati.
Il racconto, la lingua arcaica dei canti greci, quella delle coste del mare egeo e adriatico, la lingua della musica colta rinascimentale e quella monteverdiana che inventa il melodramma sono raccolti in un unico quadro metafisico.
Dalla prefazione a "Fuochi" di Margherite Yourcenar:
“...I personaggi mitici o reali evocati dai racconti appartengono all’antica Grecia . A gradi diversi tutti i personaggi modernizzano il passato; certuni inoltre s’ispirano a stadi intermedi che quei miti o quelle leggende hanno attraversato prima di arrivare fino a noi, così che “l’antico” propriamente detto, in Fuochi, è percepibile solo in un primo strato poco visibile...”
“...l’espressionismo quasi estremo del testo continua a sembrarmi una forma di confessione naturale e necessaria, uno sforzo legittimo per non perdere nulla della complessità di un’emozione o del suo fervore. Questa tendenza, che persiste o rinasce ad ogni epoca in tutte le letterature, si ostina a creare un linguaggio totalmente poetico, dove ogni parola, caricata di un massimo di senso, rivela i suoi valori nascosti, come sotto una certa illuminazione si rivelano le fosforescenze delle pietra. Si tratta magari di ottenere dal linguaggio le torsioni sapienti dei ferri battuti del Rinascimento, i cui complicati intrichi sono stati, all’inizio, un ferro incandescente...”
Lo spettacolo si ispira in modo diretto alle indicazioni della stessa autrice: il percorso di ogni interprete ha come partenza l’uso attento dei linguaggi storicizzati ed arriva all’essenza di quell’emozione complessa e piena di fervore, evocata così fortemente.
A tradurre ed interagire con ognuna delle lingue usate, la coreografia di Aurelio Gatti che guida interpreti e spettatore nel proprio percorso verso necessari, nuovi codici per una comunicazione degli “affetti”, del dramma, del dolore, del pianto.
“...certi passi di Fuochi mi sembrano oggi racchiudere verità intraviste molto presto, ma che poi tutta la vita non sarebbe stata di troppo per tentare di ritrovare ed autenticare. Questo ballo in maschera è stato una delle tappe di una presa di coscienza.”
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